lunedì 10 dicembre 2012

Di cosa parliamo quando facciamo l’amore AKA Dime porca che me piase de più


Un titolo irrispettosamente copiato da Carver per una riflessione su cosa dicono le donne quando fanno all’ammore. E su cosa vogliono sentirsi dire…

Alcune delle tipologie che più facilmente vi potrebbe capitare di incontrare sono:

Le romantiche: da un più diretto “Ti amo” in rapporti consolidati, a un più generico “amore, amore, amore, amore” se il rapporto è occasionale.

Le mistiche: Oh Dio, Oh Dio (a cui si può rispondere con una battuta alla Woody Allen o qualcosa di simile, tipo “No, non sono Dio. Io Claudio, C-L-A-U-D-I-O)

Le laiche: Oh (inserisci nome maschile), Oh (inserisci nome maschile) come sopra, ma senza la componente ultraterrena.

Le estatiche: … Stupendo (la demì-vierge concedeva giusto questa lapidaria esclamazione)

Le agonizzanti: concedono solo variazioni nel respiro. Si va dal rantolo sommesso, al mugolio costante, dai singulti ritmici alla pseudo crisi  asmatica.

Le referendarie: Si, Si, SI, SIII!!!

Le stupite: Mamma mia, mamma mia!

La variante Morticia Addams: Sono particolarmente sensibili a una lingua straniera, spagnolo o francese di solito. Ovviamente per le straniere spesso basta la lingua madre italiana (Cfr. Ti svegli in letti stranieri grazie alla lingua italiana, EELST 1996)

La variante Monica Vitti: (Cfr. video allegato) Amano il turpiloquio, spesso con coloriture dialettali. L’eccitazione le rende disinibite sia nel corpo che nella mente. FV amava percepire la mia eccitazione attraverso le parole che le dicevo, che a suo volta la eccitavano ancora di più con un effetto feedback che si prolungava e autoalimentava di continuo.


Le pornostar: Avanti, scopatela questa troia! Quanto mi piace il tuo cazzo, voglio sentirmelo tutto dentro. Dai, così! Sono la tua puttana… poi mettimelo nel culo, dai voglio che me lo metti nel culo! Si cazzo, cazzo lo sento, lo sento riempimi tutta. 
Di solito accompagnano la penetrazione sditalinandosi furiosamente (la riccia VV), sbattendo i pugni contro pareti o pavimento o tenendosi la testa tra le mani (l'umida Mary Jane)

lunedì 19 novembre 2012

Gesti che lasciano il segno



Il pompino è un’arte delicata e non solo per la preziosità dell’organo coinvolto. Il segreto è saper combinare movimenti decisi con il dovuto rispetto per la sensibile epidermide della parte interessata.
Ogni donna ha un approccio diverso, che è frutto dell’esperienza, dei maestri che ha incontrato, della sensibilità, del piacere che prova nel farlo (non a tutte piace, è un dato di fatto) e del ruolo che gli riconosce (rappresenta sottomissione? È un piacevole preliminare? Ti consente di avere il massimo controllo?).
FV aveva una tecnica particolarissima. Lei tralasciava l’asta, i testicoli, il lavoro di lingua, i movimenti delle mani… lei si posizionava la cappella tra le labbra e poi iniziava a suggere, con costanza, lentamente, senza strappi al motore come cantavano a Poggio Bustone. E rimaneva così, sorda a qualsiasi invito a curare anche altri aspetti che nel pompino HANNO la loro importanza…
In questo tempo dilatato, in cui non vi erano mai accelerazioni, l’unica cosa che potevo fare era aspettare che la natura seguisse il suo corso.
Senza fretta, con passo sempre uguale lei sentiva la mia asta farsi sempre più dura, la vena iniziare a pulsare e la cappella a gonfiarsi fino a quando lo sperma lungamente atteso e meticolosamente succhiato sgorgava caldo nella sua bocca.
Nella fase post orgasmica andavano poi verificati i danni collaterali. Come l’anatomia insegna dietro le labbra ci sono i denti e senza che debbano necessariamente affondare, se li tenete poggiati per 10 minuti sulla carne, lasciano ovviamente un segno! Nel primo periodo della nostra frequentazione FV portava un apparecchio per i denti. La sera stessa avverti un particolare fastidio ma fu solo la mattina dopo che notai questo piccolo segno a forma di H a ore 2 sulla punta del mio attrezzo del piacere!!
Sembrava un marchio, uno di quei simboli di appartenenza a sette esoteriche che gli iniziati si mostrano segretamente per certificarsi di appartenere agli eletti, come l’anello di Hostorie d’O o il tatuaggio dei Sons Of Anarchy.
Quel segno certificava la mia appartenenza agli uomini spompinati da FV, una setta esclusivissima, della quale non ho mai incontrato altri adepti… ma so che ci sono, e vivono in mezzo a voi! 

giovedì 15 novembre 2012

Chiusi, e ti sarà dato



L’Italia meravigliosa… ogni borgo nasconde una sorpresa, ogni città un capolavoro, ma soprattutto mille occasioni per orgasmare.
Il percorso sotterraneo nel labirinto di Porsenna è un itinerario interessante e rappresenta un ottimo rifugio contro la calura estiva. Guide locali, volontarie, ti accompagnano lungo le strette gallerie raccontandoti come furono costruite e il loro utilizzo nei secoli, da discarica di laterizi a rifugio in tempo di guerra.
Il percorso si conclude sotto la torre campanaria dove la guida invita chi avesse voglia di salire gli innumerevoli scalini ad approfittare del panorama che si gode dalla sommità. Il resto del gruppo decide che la gita può terminare li, mentre io e la Demi-vierge optiamo per l’arrampicata.
La torre ha pareti in pietra molto spesse, di quelle che nascondono i rumori del mondo esterno e garantiscono refrigerio anche nelle giornate più calde. La vista spazia su tutto il paese e sulla campagna intorno. Dopo aver osservato il panorama dai 4 punti cardinali ci fermiamo per riprendere fiato e rimaniamo abbracciati all’ombra di una parete. La Demi-vierge si affaccia nella tromba delle scale da dove non arriva nessun rumore. Il nostro giro nei sotterranei è durato un’oretta. Se anche un altro gruppo fosse partito subito dopo il nostro impiegherebbe del tempo prima di arrivare alla torre.
“Non viene nessuno” mi dice, e poi aggiunge “e qui non ci sente nessuno!” e chiude questa frase infilandomi la lingua in bocca. Rimaniamo così, avvinghiati, mentre io con le mani le carezzo il sesso che diventa sempre più umido.
Non passano che pochi minuti e lei è piegata in avanti con il mio cazzo tra le labbra. Quando si sente pronta si gira e afferra con le mani il parapetto delle scale, io le abbasso le mutandine e le rovescio il vestito sulla schiena e la penetro.
Lo spazio intorno a noi è ampio, come se fossimo in una casa vuota, anche se è un ampiezza che è occupata per la gran parte dal vuoto imbuto prospettico creato dalle scale che salgono contro la parete.
La volta amplifica i leggeri mugoli della Demi-vierge che aumentano con un ritmo costante. Nella penombra della torre la chiara carnagione delle sue cosce quasi risplende. Questo compasso di carne da un lato si mantiene in equilibrio con la sua presa sulla balaustra, dall’altro sono le mie mani su suoi fianchi che ne sostengono i movimenti.
Solleva leggermente i talloni. È la scossa, la contrazione muscolare che indica che sta per raggiungere l’orgasmo. Assecondo i suoi movimenti fino a quando il respiro non le torna regolare e smetto di controllarmi per venire anche io. Quando sento che non posso più trattenermi esco dal suo sesso e lascio che lo sperma cada sulla fredda pietra mentre lei me lo massaggia lentamente.
Appoggiati contro la parete ci risistemiamo e scendiamo lentamente verso quella giornata, quella città e i suoi turisti che in quel lungo istante di piacere avevamo completamente escluso dalla nostra gita.
Gita di piacere, ovviamente!

martedì 6 novembre 2012

Tease and Denial



Facciamo che ti bendo, perché nel sesso la vista è sicuramente un senso sopravvalutato. Se lo escludiamo riuscirai a concentrati meglio sulle sensazioni tattili e sui suoni.
Facciamo che ti spoglio. Gradualmente, così ti acclimati sia con il corpo che con la mente
Facciamo che ti lego le mani, così sono io che mi dedico a te e tu ti concentri solo sulle sensazioni che arrivano; le mie mani sui tuoi seni, le labbra sul collo, i denti che ti sfiorano i capezzoli e un dito che allarga lentamente il tuo culetto e poi ci affonda dentro
Facciamo che poi ti faccio sedere sul letto, ti afferro una caviglia e la lego con un nastro a un angolo del letto e poi lego anche l’altra in modo che le tue gambe siano comodamente divaricate.
Facciamo che poi con una goccia di gel sulla punta delle dita inizio a massaggiarti il clitoride, il gel riduce l’attrito e amplifica le sensazioni. Da quanto sei bagnata direi che attrito da ridurre in realtà non ce n’è!
Facciamo che ti accarezzo fino a quando sento che il tuo respiro aumenta, che le tue labbra si schiudono, che inizi a mugolare, che i muscoli delle tua gambe si contraggono, che inarchi la schiena.

Facciamo che proprio mentre stai per venire… mi fermo.

Facciamo che dopo un minuto riprendo, e le labbra si schiudono nuovamente, la schiena si inarca, i muscoli si contraggono… e io mi fermo.

E poi riprendo a toccarti, e a leccarti… e poi mi fermo.

Riprendo… e poi mi fermo

E allora inizi a dirmene di tutti i colori, che sono uno stronzo, che sono un bastardo, che la prossima volta me la fai pagare, che appena ti slego mi gonfi, che così non si fa… non è giusto!

Allora riprendo, e continuo e proseguo e non mi fermo.
E tu mi dici che è stato… bellissimo!!!

Portate pazienza, la ricompensa sarà grande! :-)

venerdì 26 ottobre 2012

Ho visto...



Ho visto clitoridi in fiamme al largo dei monti di Venere. E ho visto sorrisi balenare nel buio vicino alle porte che conducono nei luoghi speciali dove il due diventa uno, ma non per questo il cinquantadue diventa il cinquantuno. Questi momenti non andranno mai perduti…

domenica 21 ottobre 2012

Spiegami sta cosa!


Se ti bacio dietro le orecchie, o se ti ci infilo la lingua dentro, ridi divertita;
Quando ti bacio sul collo, sono mugolii di piacere;
Seguire con la lingua l'areola del capezzolo prima di succhiarlo, lo adori;
Bere dal tuo ombelico, non fai altro che riempirlo nuovamente perché io non smetta;
Dal monte di Venere al perineo... che te lo dico a fare;
Proseguire con dei piccoli morsi nell'interno coscia, mi lancia urletti di eccitazione;
Se inizio a baciarti il piede, com'è che per te divento improvvisamente fetisicta?!?!

Quali sono le zone erogene che rientrano in quelle "consentite" e quelle che mi qualificano come feticista, fammi capire?

mercoledì 3 ottobre 2012

Cleopatra Grip


Gli esercizi di Kegel sono ai più sconosciuti. Potreste averne sentito parlare se soffrite di incontinenza urinaria (mi auguro di no), o se avete visto il film SHORTBUS che ne ha minimamente diffuso la “pratica”. Dico minimamente perché il film è circolato pochissimo non andando oltre un piccolo status di film cult, benché immeritato datosi che non è un film imperdibile.
L’obiettivo primario degli esercizi è sviluppare la muscolatura perineale o del pavimento pelvico, un benefico effetto collaterale è la capacita di controllare al meglio la muscolatura vaginale.
La storia ci ha trasmesso la leggenda del Cleopatra Grip, la morsa con la quale la regina d’Egitto “catturava” tra i suoi lombi le erezioni degli amanti. Dato che il suo esercito ormai non riusciva più a sconfiggere, né tanto meno a catturare, gli eserciti nemici, Cleopatra utilizzava le sue doti con i generali nemici al fine di salvaguardare le sorti del decadente regno africano.
Anche io una volta ho incontrato una Cleopatra, non d’Egitto, ma della Cassia! La prima volta devo dire che rimasi stupito e sorpreso… sentivo che il suo orgasmo stava per arrivare e cercavo di assecondare i suoi movimenti controllandomi in modo tale da continuare a muovermi dentro di lei anche dopo il climax e accompagnarla magari verso un secondo orgasmo o fino a quando non mi avesse chiesto lei di venire.
Quando però raggiunse il piacere il mio sesso fu letteralmente stritolato in una morsa!! Una serie di contrazioni ripetute, in perfetta sincronia con l’inarcarsi della sua schiena strinsero l’asta dal pene facendomi eiaculare immediatamente. Per rendere l’idea, sembrava come se qualcuno avesse stretto il pugno intorno ad un tubetto di dentifricio al fine di fare uscire quanto più contenuto possibile in una volta sola!
La potenza della sua vagina era notevole, e agiva quasi come un riflesso condizionato. Quando la trappola scattava, il prigioniero non aveva via di scampo ed era costretto a confessare… un fiume di parole di liquida e perlacea consistenza era tutto ciò che riusciva a dire!

martedì 25 settembre 2012

Paesaggi metropolitani


Metropolitana, Interno giorno.
La prima arriva trafelata, non si è ancora sentito il segnale che indica la prossima chiusura delle porte ma nel dubbio si precipita dentro la carrozza. Benché non abbia vestiti attillati, anzi punta molto su un etno-chic molto informale, i suoi capezzoli turgidi si stagliano ben definiti sotto il twin set arancio.
Alla fermata seguente sale la seconda, con un decolté stampato finto serpente. Il modello lascia intravedere un po’ troppo le dita, ma il tacco a spillo di 11 centimetri abbondanti è spettacolare!
Con l’arrivo del freddo tutto ciò sparirà coperto da cappotti e scarpe pesanti.
Toccherà aspettare la fine della primavera per vedere sbocciare nuovamente le fanciulle in fiore, e assaporarne nell’aria la loro fresca fragranza!

venerdì 21 settembre 2012

La Ragazza Emancipata


Su come una donna che ha superato i trent’anni concilia la normale necessità di avere una soddisfacente vita sessuale con l’educazione ricevuta ma soprattutto con i giudizi delle persone che la circondano (a cui le è stato inculcato di dare di se un immagine di “rispettabilità”) o della complessità a gestire il sesso con qualcuno con cui non hai una relazione senza sentirti usata, ne passare per mignotta.
La ragazza emancipata si era trasferita per lavoro in un piccolo capoluogo di provincia. La nostra prima “uscita” ufficiale fu al ristorante. Un cache-coeur, un trucco che evidenziava i suoi alti zigomi, la bocca a cuore e gli stivali al ginocchio esaltavano la sua voglia di piacere.
Dopo un giro a piedi, la accompagnai in macchina sotto casa, in un vicolo a due passi dal centro ma tranquillo e isolato. Dai ringraziamenti per la bella serata al primo bacio il passo fu breve, dal primo bacio al saltarsi addosso il passo fu altrettanto breve. Ma oltre a soddisfare curiosità di mani frenetiche non andammo oltre. Lei arrestava i miei tentavi di avvicinarmi troppo al suo slip e si limitava a affondarmi le mani tra i capelli. Salire a casa sua sarebbe stato troppo (“I vicini potrebbero sentirti”). Insomma la prima sera mai concedersi fino in fondo ;-)

La volta successiva ci vedemmo da lei, i vicini non costituivano più un problema. Non dovendo uscire di casa il suo abbigliamento fu un po’ più audace. Un vestitino corto con una profonda scollatura a vu e degli stivali texani. Una leggera sciarpa serviva più che altro ad accentuare i suoi maliziosi movimenti. Cenammo tenendoci per mano, lei rideva e spalancava gli enormi occhioni scuri divertita dalle storie che le raccontavo. Dopo la cena ci accomodammo sul divano stringendoci e abbracciandosi. Le chiesi se avesse dei preservativi. Mi rispose: “Va bene che sono una ragazza emancipata, ma fino ad un certo punto!”. …Semplicemente adorabile!!
Le mani e le bocche non rimasero per questo ferme! Dopo aver raggiunto il suo orgasmo, la Ragazza emancipata fece qualcosa di bellissimo. Prese a masturbarmi con le sue piccole mani e quando sentì che stavo per arrivare, si sbottonò la camicetta scoprendo le sue candide mammelle e diresse il caldo getto di sperma sui suoi seni.  
Perché in fondo, avere dei preservativi a casa potrebbe farti apparire come una ragazza troppo disponibile, ma arrivati a quel punto il finale lo decidi a gusto tuo, con una lussuriosa sborrata sulle tette!
Perché in fondo a te piace scopare, ma la società rende sempre le cose così maledettamente complicate ;-)

giovedì 13 settembre 2012

In Cucina


Se la tua altezza è al disopra della media nazionale, taluni oggetti e spazi di uso comune ovviamente non saranno stati pensati per te. Il che vuol dire che difficilmente starai seduto comodo in un aereo low cost o in un pullman turistico, l' asse da stiro sarà troppo bassa, la scopa troppo corta, la cucina ti costringerà a stare chinato sul piano di lavoro.
Ma la cucina è bella se è creativa e la creatività vuol anche dire ottenere il massimo da quello che hai, tipo preparare un grande piatto con le poche cose che ti ritrovi nel frigo.
Dunque perché preoccuparsi dell’altezza del piano di lavoro quando La Tresca, meravigliosa e burrosa donna dai capelli ricci ci sta seduta benissimo sopra. Il suo vestito lascia scoperte le ginocchia e le mie mani salgono con naturalezza dalle cosce fino al sedere per sfilarle le mutandine.
“Oggi le ho messe in castigo” mi dice guardandosi le tette dopo essersi spogliata. Il reggiseno nero è teso come un tendone del circo e il più grande spettacolo del mondo non può avere inizio se due delle principali protagoniste non possono esprimersi al meglio e soprattutto se non sono libere di raccogliere i meritati plausi!
La mia bocca lascia le labbra spostandosi sui marmorei seni per succhiarne i capezzoli, il suo sesso è umido e le mie dita scivolano con facilità dentro e fuori di esso. Scendendo ancora mi avvicino al sesso, e inizio a leccarla il clitoride (il clitoride, la clitoride… insomma io lecco!).
In breve La Tresca raggiunge il suo primo orgasmo e, sempre seduta sulla cucina, mi invita ad alzarmi e mi slaccia i pantaloni. Finalmente libera la mia erezione punta diritta tra le sue cosce divaricate. L’incastro? Perfetto! L’altezza? Precisa! L’equilibrio? Stabile! Il secondo orgasmo non tarda ad arrivare. Direi che le prime due portate sono state ben gradite. Ora ci spostiamo sul divano per il dolce, sul pavimento per il caffè e sul letto per l’amaro.
Un pranzo ma soprattutto un servizio da guida Michelin!

venerdì 7 settembre 2012

Dei baci e altre magie


- Mentre prendiamo il the ti faccio vedere il video di cui ti parlavo, ok?
- Va bene. Il the non troppo carico, grazie.
- Be allora, che ne pensi?
- Bello bello, siete migliorati molto!
- Che dici, me lo merito un bacio?
- Direi proprio che ci sta tutto!!!

Il bacio è qualcosa di molto intimo. Ci sono molte donne che si fanno baciare, ma sono poche quelle che baciano, nel senso di essere loro a cercare il bacio, il contatto tra le labbra. Una cosa è starsene li e lasciare che la lingua si insinui, lentamente cedere al trasporto e perdersi in un lungo bacio alla francese. Altra cosa è prendere l’iniziativa e lanciarsi. La Sarda era così .
La decisione e la risolutezza con la quale poggiava le sue labbra sulle mie era paradossalmente in perfetta armonia con la delicatezza e il garbo con le quali mi carezzava il collo e la testa con le sue piccole mani delicate al fine di disporci nella miglior posizione possibile. Più del dolce abbandono nel quale si perdeva una volta raggiunto l’orgasmo, più della superlativa maestria con la quale si dedicava alla delicatissima arte del pompino, i baci sono sempre stati il suo punto di forza, la sua unicità, il modo in cui veniva fuori il suo trasporto, la sua passione!

lunedì 3 settembre 2012

Preliminari


Avere vent’anni c’era, ci stava. Non è che rimaneva semplicemente li, lei occupava uno spazio ben definito con la sua voluttuosa fisicità. Un metro e ottanta di tenera carne bianca, uno sguardo languido, dei seni che dire generosi era fargli torto, un sedere importante senza essere eccedente. E dall’alto dei suoi quasi quarant’anni coltivava ancora uno strepitoso rapporto con la forza di gravità.
Avere vent’anni non le mandava a dire. La sua disponibilità la comunicavano i 3 bottoni aperti della camicetta che a mala pena riuscivano a contenere l’esuberanza delle tette. Entrata in casa poggiava la borsa per terra per offrire una visione ancora più profonda della sua scollatura e salutava con un ciao a mezza bocca tra il timido e il divertito, un po’ come un bambino che aspetta con curiosità la replica degli adulti alla marachella che ha appena combinato.
            Avere vent’anni esibiva, ma non ostentava, meno che mai in pubblico. Quello era il suo modo di dire “voglio fare l’amore, perche non mi scopi qui contro la porta?” ma voleva che fossi tu a prendere l’iniziativa, semplicemente per quel desiderio tutto femminile di sentirsi desiderata, senza perdere il proprio candore. Era il desiderio di raggiungere l’orgasmo usando come preliminare una birichinata da monella sorridente.

mercoledì 29 agosto 2012

Ordine e orgasmi


Bellissima aveva una relazione con un ragazzo conosciuto in vacanza parecchi anni prima con il quale nonostante la distanza, era nato un rapporto continuativo. Il tempo era passato e Bellissima era cambiata, è inevitabilmente anche il loro rapporto era cambiato. Ciò comunque spiegava perché, nonostante fossimo già usciti da soli un paio di volte (“ho il ragazzo fuori, per cui qui a Roma faccio solo uscite in gruppo” mi disse una delle prime volte che affrontammo l’argomento) mi teneva, come dire, a distanza!
Nell’ambiente unico in cui abitavo in quegli anni alle spalle del letto c’era una scrivania, soluzione sicuramente non ottimale ma lo spazio era limitato. Sulla scrivania, unico piano di appoggio nella stanza ci tenevo di tutto, ma cercavo di mantenere un po’ di ordine al fine di riuscire a trovare quello che poteva servirmi nel più breve tempo possibile.
Come altre volte era già capitato, disteso sul letto accarezzavo il suo corpo. Se da un lato c’era il desiderio di non forzarle la mano dall’altro sentivo che lei (ma anche io) voleva di più.
“Spogliati” le dissi “non preoccuparti, io rimango vestito”. Si sfilo velocemente i collant e le mutandine senza pensarci due volte. Le afferrai le natiche e avvicinai il suo sesso alla mia bocca. La manovra la colse di sorpresa lasciandola senza fiato. “È bellissimo… non fermarti!”. E io non mi fermai, anche perché oltre ad affondare la lingua nel suo sesso, stringevo tra le mani il suo perfetto sedere, meraviglioso souvenir del Brasile che completava armonicamente, come meglio non avrebbe potuto, il suo essere “bellissima”.
Non se fosse stata quella la prima volta che provava il sesso orale, o semplicemente la tensione accumulata in tanto tempo aveva finalmente trovato un suo sbocco, ma ripresasi dagli spasmi, prese a ringraziarmi e baciarmi infilandomi la lingua nella bocca ancora piena del sapore del suo sesso.
Poté cosi smentire l’assunto delle sue “amiche emancipate che parlano di sesso” secondo le quali un uomo con una scrivania troppo ordinata non sarebbe mai andato oltre la posizione missionario! :-)

martedì 21 agosto 2012

Squirting


Mary Jane. La lingua non batte tre volte contro il palato ma il suono è comunque meraviglioso! Mary Jane se l’avesse disegnata Pininfarina o Giugiaro non sarebbe venuta meglio. I suoi fianchi erano dei magnifici approdi e il suo solco di pesca un meraviglioso sentiero verso un’inestinguibile sorgente di felicità. E quando parlo di sorgente non uso un termine a caso!
Che cosa riusciva a fare quella creatura! In piedi, salda sulle sue lunghe gambe tornite da nuoto e bici, il  caldo nettare scivolava lentamente nell’interno coscia fino a raggiungere le ginocchia e ancora oltre. Sul fresco pavimento alla veneziana in pochi minuti creava un laghetto di umori femminili. Le gocce che stillavano dal suo corpo cadendo generavano minuscole onde concentriche che in breve tempo arrivavano a lambire i suoi piedi.
Cingendola da dietro con una mano esploravo il suo sesso mentre lei si guardava nello specchio che copriva la parete di fronte a noi. La sua frangetta irregolare le copriva in parte il volto quando abbassava la testa chiudendo gli occhi e concentrandosi sul suo piacere.
Mary Jane amava che le parlassi nell’orecchio. Io dicevo quello che lei avrebbe voluto dire, ma che dalle sue labbra non fuori usciva mai.
“Dai, continua così. Mi stai facendo impazzire. Lo senti come sono bagnata? Che aspetti? Perché non mi prendi qui adesso, in piedi contro lo specchio cazzo!”. Parole sussurrate, ansimate nel suo orecchio. Interrotte solo dai suoi flebili “…continua” quando rallentavo per far durare di più il gioco. E il gioco andava avanti per tanto, tanto tempo, incuranti dalla quasi impraticabilità di campo determinata dalle impreviste precipitazioni!

martedì 14 agosto 2012

Tu ridi forte! E questo mi piace



Una bocca con un taglio di labbra che un pittore non avrebbe saputo disegnare meglio scopriva denti deliziosamente irregolari. Con la lingua mi divertivo a seguirne i contorni mentre i suoi occhi profondi mi guardavano sorridendo.
“No ti prego no. Sono un lago!” mi disse mentre avvicinavo il viso al suo sesso aprendole le gambe. Dopo esserci lentamente spogliati sul divano, con mani tremanti e respiri affannati, mi aveva afferrato per un braccio e condotto nella grande camera da letto con gli scuri chiusi. Il suo corpo era meraviglioso. La sentivo fremere mentre, continuando a baciarci, le sfilavo le mutandine (“se sapevo saresti venuto ne avrei indossate di più carine”). Non era sicuramente il modo più semplice di compiere quell’operazione ma in poco tempo ci ritrovammo finalmente nudi.
Il desiderio di conoscerci non ci abbandonava ancora mentre io affondavo la bocca sul suo collo e la sua mano, stringendomi il fianco, dettava il ritmo dei movimenti. Dopo esserci baciati dieci, cento e mille altre volte, nel cambiare posizione il nodo che teneva ferma la sua capigliatura finalmente cedette e i capelli scesero a far da cornice al volto, ondeggiando lentamente seguendo i movimenti del bacino.
Sopra di me, le vedevo le tempie imperlate di sudore, segno che il suo orgasmo stava per arrivare. Come un colpo di frusta il piacere la investì, facendole inarcare la schiena. Come per contraccolpo poi ricadde in avanti, abbandonandosi sul mio corpo e affondando la lingua nella mia bocca.
Il caldo africano che arrivava da fuori lo sentimmo solo dopo aver districato i nostri corpi, quando le sensazioni di piacere iniziarono ad attenuarsi e la lunga calda onda dell’orgasmo svaniva. Era come se solo in quel momento iniziassimo a percepire le sensazioni provenienti dall’esterno e non più quelle eravamo stati capaci di regalarci.

Le 5 del pomeriggio sono un ottimo momento per fare una pausa caffè, soprattutto se il caffè non lo prendi.  

lunedì 13 agosto 2012

Il pavimento



La Demi-vierge a volte poteva ospitarmi a casa sua. Il citofono la allertava del mio arrivo e aperta la porta eravamo subito l’uno nelle braccia dell’altra. Un bacio e un sorriso, un sorriso e un bacio. Ogni bacio sembrava non finire mai mentre le dita scivolavano voluttuose tra i capelli per poi cercarsi e stringersi. Ma stringersi non come quando ci si saluta o quando aiuti qualcuno ad alzarsi.
Come due ruote dentate raggiungono incastri perfetti nel loro movimento rotatorio, così le nostre dita si intrecciavano, dal mignolo all’indice alternando un dito dopo l’altro, come per mettere a contatto la maggior superficie di pelle possibile; come se il desiderio che nasceva appena concluso il nostro precedente incontro dovesse essere placato tramite una aderenza, la più ampia possibile, dei nostri rispettivi corpi; come una mano infilata in un guanto.
Dopo questo benvenuto, saliva in noi il desiderio di qualcosa di più. La passione della demi-vierge era il sesso orale, sia attivo che passivo, da praticare subito, senza neanche doversi spogliare.
Sdraiato sul pavimento lei si abbassava su di me piegando le ginocchia fino a quando il suo sesso non toccava le mie labbra. Mentre prima facevamo di tutto per avvinghiare i nostri corpi ed essere l’uno sull’altro, ora la ricerca del piacere seguiva un unico percorso, una linea sottile, come un ponte sospeso su un canyon. Una linea che partiva dalla punta della mia lingua e terminava sul suo clitoride che lentamente si gonfiava. Tramite questo unico punto di contatto la demi-vierge si lasciava andare al primo dei suoi orgasmi.
E i brividi che percorrevano il mio corpo non erano causati solo dalla sensazione di fresco derivante dal contatto della schiena nuda contro il pavimento.

lunedì 6 agosto 2012

.zip


La cerniera lampo… Irina la adorava! Come non capirla. Il suo leggero rumore metallico interrompeva un silenzio costellato solo di labbra e respiri e annunciava il raggiungimento dell’obiettivo. Prolungava quel momento con lenti su e giù, regalandosi ogni volta un centimetro in più fino alla comparsa dei contorni della torre d’avorio ancora prigioniera dei vestiti.
La gioia era anche toccarlo infilando la mano ancora prima di aver sfilato i pantaloni. Come una bambina curiosa che ancora prima di mangiare il cioccolato rompe l’uovo quanto basta per infilarci la mano e tirarne fuori la sorpresa.
Seduto sul divano con le mani sulle sue cosce la sentivo sbottonarmi lentamente la camicia. Mi guardava dritto negli occhi mentre le mani, esperte e pratiche, finito di liberare l’ultimo bottone, ricominciarono l’assedio.
La cintura, fossato a protezione della torre, era l’ultimo ostacolo. Tanto lento era il movimento sulla cerniera quanto repentino quello sulla cinta. Tirandone velocemente l’estremità, l’ardiglione scattava libero al di fuori dell’asola.
Irina faceva lentamente scivolare la cinta tra i passanti dei jeans, come se lo sfilarla significasse la resa incondizionata all’assediante.
Irina adorava vincere.

venerdì 3 agosto 2012

No-o!! Non esiste sporco impossibile! (Z)


Ovviamente le ipotesi sono due, o salirci insieme, con il rischio di dover poi chiamare il tecnico o far sedere solo lei. Noi si optò per la seconda. Dato che la lavatrice ha diverse fasi, (prelavaggio, riscaldamento dell’acqua, lavaggio, risciacquo, centrifuga) decidemmo di sistemarci nel bagno, pronti a cogliere il minimo sussulto del mostro meccanico.
Ora, a meno di essere addetti ai tempi del reparto collaudi della Sangiorgio non sai mai quando arriverà e quanto durerà (un po’ come l’orgasmo insomma) la fase successiva. Per cui selezionato il programma di lavaggio più lungo – modestia, fatti da parte – demmo il via alle danze con lei che mi rimproverava di aver perso già troppo tempo con la lavatrice. Partimmo con baci, carezze, leccatine, stimolazioni, sussurri e seduti sul bordo della vasca già stavamo divertendoci molto, quando la macchina inizio a dare segni di vita. Bastò un salto e hop, un tallone poggiato all’altezza della vaschetta, l’altro dal lato della manopola della temperatura e le sue cosce spalancate mi accolsero al ritmo del lavaggio.
Ma, che dire, in quella fase il movimento della macchina è limitato per cui per coinvolgerla in questo ménage a trois, iniziammo a seguirne il ritmo che assomigliava a una serie di onde continue che si infrangono sulla spiaggia. Mentre lo sporco si scioglieva nel cestello, alle mie narici salì un profumo che neanche il miglior detersivo delicato, ma il tutto dipendeva dalla posizione non certo dalla lavatrice. Le famose Good Vibrations che dovevano arrivare… tardavano a palesarsi! L’ultima possibilità era aspettare la centrifuga ma anche questa non riservo particolari soddisfazioni. La vibrazione c’era ma troppo violenta e soprattutto non concentrata in un singolo punto, insomma si disperdeva e rendeva anche impossibile mantenere un ritmo. Per non dire del fatto che rischiavamo di sbattere contro la parete e una mensola. Il fastidio derivante dal rumore era nettamente superiore ai benefici derivanti dal movimento, e anche questi si rivelarono inferiori alle aspettative. Concludemmo la sperimentazione orgasmando piacevolmente sul fresco pavimento del bagno.

Forse sbagliammo il programma, o ancora peggio, sbagliammo candeggio! O forse mancava l’ammorbidente… no, l’ammorbidente no, in questi casi non ci vuole! 

giovedì 2 agosto 2012

No-o!! Non esiste sporco impossibile! (A)


Se c'è un elettrodomestico che ha veramente consentito l’emancipazione della donna, questo è la lavatrice.  Una volta inserito il carico nel cestello il più è fatto, tocca solo aspettare e stendere. Mai più ore spese a lavare singolarmente ogni panno salendo nei lavatoi condominiali o nei fontanili o addirittura scendendo al fiume. Finalmente più tempo a disposizione che se da un lato veniva ancora assorbito dalla famiglia dall’altro garantiva, spazi per se, per lo studio e per il lavoro.
Se un semplice motore rotante ha potuto tanto per la liberazione femminile, passando dal macrocosmo al microcosmo, quanto potrà servire a una singola donna nel raggiungimento del piacere?
In un’epoca a basso livello di innovazione tecnologica, prima dell’arrivo dei cellulari con vibrazione tanto per capirsi, la lavatrice si era già capillarmente diffusa in tutte le case e non era ancora incassata o nascosta all’interno di pratiche soluzioni di design domestico, per cui era accessibile a tutti. L’utilizzo poi è di immediata comprensione, basta salirci sopra. (L’utilizzo dell’oblò da poche soddisfazioni a meno che non siate spropositatamente dotati in circonferenza.)
Così, vogliosi di rivivere momenti che generazioni prima di noi avevano  sperimentato nel felice periodo del boom industriale, decidemmo di farci coadiuvare nella copula dallo smacchiatore gigante! Andiamo in cronaca.

giovedì 26 luglio 2012

Il materasso è antico


Più che un elogio del “facciamolo strano” è un invito al “facciamolo ovunque”. Disanima semiseria dei posti alternativi al letto dove congiungersi, fornicare, copulare, possedersi e infine orgasmare. Se il Gattopardo aveva procreato senza neanche mai vedere l’ombelico della moglie, noi si vuole cambiare, cambiare e poi ancora cambiare (il posto dove ci amiamo) affinché tutto cambi (sempre alla ricerca di un nuovo posto dove ci ameremo).
Il materasso potrà essere un punto di arrivo, dopo aver girovagato per tavoli, grondaie, docce e balconi, ma mai un punto di partenza!!!
I posti alternativi al materasso sono ovviamente infiniti, l’importante è che siano scelti e non imposti dalla mancanza di alternative (come la classica automobile). La scelta può nascere da una pianificazione, da un raptus, da un improvviso desiderio o anche dalla semplice constatazione che… hey, in questo posto non ci vede nessuno!!.
Non è l’eccitazione derivante dalla paura di essere scoperti o dal piacere di essere visti, solo la necessità di svincolare i momenti di piacere reciproco alle costrizioni di una quotidianità spesso troppo convulsa.

Contro il logorio della vita moderna!!