La Demi-vierge a volte poteva
ospitarmi a casa sua. Il citofono la allertava del mio arrivo e aperta la porta
eravamo subito l’uno nelle braccia dell’altra. Un bacio e un sorriso, un
sorriso e un bacio. Ogni bacio sembrava non finire mai mentre le dita
scivolavano voluttuose tra i capelli per poi cercarsi e stringersi. Ma stringersi
non come quando ci si saluta o quando aiuti qualcuno ad alzarsi.
Come due ruote dentate raggiungono
incastri perfetti nel loro movimento rotatorio, così le nostre dita si
intrecciavano, dal mignolo all’indice alternando un dito dopo l’altro, come per
mettere a contatto la maggior superficie di pelle possibile; come se il
desiderio che nasceva appena concluso il nostro precedente incontro dovesse
essere placato tramite una aderenza, la più ampia possibile, dei nostri
rispettivi corpi; come una mano infilata in un guanto.
Dopo questo benvenuto, saliva in
noi il desiderio di qualcosa di più. La passione della demi-vierge era il sesso
orale, sia attivo che passivo, da praticare subito, senza neanche doversi
spogliare.
Sdraiato sul pavimento lei si
abbassava su di me piegando le ginocchia fino a quando il suo sesso non toccava
le mie labbra. Mentre prima facevamo di tutto per avvinghiare i nostri corpi ed
essere l’uno sull’altro, ora la ricerca del piacere seguiva un unico percorso,
una linea sottile, come un ponte sospeso su un canyon. Una linea che partiva
dalla punta della mia lingua e terminava sul suo clitoride che lentamente si
gonfiava. Tramite questo unico punto di contatto la demi-vierge si lasciava
andare al primo dei suoi orgasmi.
E i brividi che percorrevano il
mio corpo non erano causati solo dalla sensazione di fresco derivante dal
contatto della schiena nuda contro il pavimento.
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