lunedì 13 agosto 2012

Il pavimento



La Demi-vierge a volte poteva ospitarmi a casa sua. Il citofono la allertava del mio arrivo e aperta la porta eravamo subito l’uno nelle braccia dell’altra. Un bacio e un sorriso, un sorriso e un bacio. Ogni bacio sembrava non finire mai mentre le dita scivolavano voluttuose tra i capelli per poi cercarsi e stringersi. Ma stringersi non come quando ci si saluta o quando aiuti qualcuno ad alzarsi.
Come due ruote dentate raggiungono incastri perfetti nel loro movimento rotatorio, così le nostre dita si intrecciavano, dal mignolo all’indice alternando un dito dopo l’altro, come per mettere a contatto la maggior superficie di pelle possibile; come se il desiderio che nasceva appena concluso il nostro precedente incontro dovesse essere placato tramite una aderenza, la più ampia possibile, dei nostri rispettivi corpi; come una mano infilata in un guanto.
Dopo questo benvenuto, saliva in noi il desiderio di qualcosa di più. La passione della demi-vierge era il sesso orale, sia attivo che passivo, da praticare subito, senza neanche doversi spogliare.
Sdraiato sul pavimento lei si abbassava su di me piegando le ginocchia fino a quando il suo sesso non toccava le mie labbra. Mentre prima facevamo di tutto per avvinghiare i nostri corpi ed essere l’uno sull’altro, ora la ricerca del piacere seguiva un unico percorso, una linea sottile, come un ponte sospeso su un canyon. Una linea che partiva dalla punta della mia lingua e terminava sul suo clitoride che lentamente si gonfiava. Tramite questo unico punto di contatto la demi-vierge si lasciava andare al primo dei suoi orgasmi.
E i brividi che percorrevano il mio corpo non erano causati solo dalla sensazione di fresco derivante dal contatto della schiena nuda contro il pavimento.

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