La cerniera lampo… Irina la adorava! Come non capirla. Il suo
leggero rumore metallico interrompeva un silenzio costellato solo di labbra e
respiri e annunciava il raggiungimento dell’obiettivo. Prolungava quel momento
con lenti su e giù, regalandosi ogni volta un centimetro in più fino alla
comparsa dei contorni della torre d’avorio ancora prigioniera dei vestiti.
La gioia era anche toccarlo infilando la mano ancora prima
di aver sfilato i pantaloni. Come una bambina curiosa che ancora prima di
mangiare il cioccolato rompe l’uovo quanto basta per infilarci la mano e
tirarne fuori la sorpresa.
Seduto sul divano con le mani sulle sue cosce la sentivo sbottonarmi
lentamente la camicia. Mi guardava dritto negli occhi mentre le mani, esperte e
pratiche, finito di liberare l’ultimo bottone, ricominciarono l’assedio.
La cintura, fossato a protezione della torre, era l’ultimo
ostacolo. Tanto lento era il movimento sulla cerniera quanto repentino quello sulla
cinta. Tirandone velocemente l’estremità, l’ardiglione scattava libero al di
fuori dell’asola.
Irina faceva lentamente scivolare la cinta tra i passanti
dei jeans, come se lo sfilarla significasse la resa incondizionata
all’assediante.
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