Si
lo so che non è stato carino, che così non si fa…
Però
cerca di capirmi. Mi dici che stasera passerai a trovarmi, e già questo genera
in me l’aspettativa. Mi dici che hai un impegno prima, che appena ti liberi
arrivi da me.
Non è
una problema, non è la prima volta che ci organizziamo per un dopocena.
Ma
le ore passano e l’attesa non fa che aumentare il desiderio. Per quanto io sia in
attesa, il suono del citofono mi coglie sempre di sorpresa. Ma stasera il
citofono non suona. Dopo un po’ ingannare il tempo diventa difficile. Continuare
a pensare a te mi eccita troppo, leggere mi farebbe inevitabilmente scivolare
nel sonno.
Devo
fare qualcosa, giro per casa, sistemo i libri poi decido di aspettarti a letto,
ormai si sono fatte le undici, manca poco. Ogni momento potrebbe essere quello
giusto. Ma il momento ancora non arriva, le palpebre diventano pesanti ma il
desiderio di te non diminuisce.
La luce
che filtra dalla finestra illumina la stanza quanto basta ai miei occhi, ormai
abituatisi alla penombra, per distinguere gli oggetti. Lo sguardo va dalla libreria
alla sedia, dalla sedia all’armadio e poi torna indietro. Mi sento come Lo Straniero All’ennesima
ripetizione del percorso visivo suona il citofono… eccoti!
Ti
apro e ti aspetto nel letto. Sento che apri la porta, la borsa poggiata per
terra e la giacca sul divano e sento il rumore dei tuoi tacchi. Incredibile,
considerando che non li indossi quasi mai. Giri intorno al letto tastando il
materasso indecisa sul dove salire. Trovi un punto dove sederti e inizi a
spogliarti e poi vieni a sdraiarti accanto a me. So che hai la capacità di
farmi venire subito, e in questo momento è come se l’eccitazione mi abbia
destato dal dormiveglia. È il desiderio di te che mi tiene desto, desto ma non
lucido. Perché ho deciso di bruciare, in una sola fiammata, calda bollente e
impetuosa. La tua mano è sul mio sesso e me lo sfiora come nessuna ha mai
fatto. Sono mani d’oro le tue.
La tua
carne è fresca e calda allo stesso tempo, la tua bocca tenera.
La
mia è una mossa istintiva, so che non potrei resistere ancora. Ti giro e scopro
le tue natiche. Il solco di pesca è liscio e profumato. È un attimo, appoggio
la punta del pene, la cappella appena, sul tuo buchino. Spingo ed entro di non
più di due, tre centimetri ma bastano. Due colpi e ti inondo. Lo sperma cola
all’esterno e scorre lungo le natiche fino alle cosce.
“Non
si fa così!” mi dici seccata. Hai ragione, non si fa così, ma a volte è bello
lasciarsi andare
2 commenti:
Forse dovevi pensare a qualcos'altro...
insomma... magari si è scapicollata per venire da te, e tu che fai???
Hai ragione Tiger! Il punto è che in quel momento non ho "pensato". E' stato un istinto primordiale, animalesco, ferino... come una tigre :)
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