giovedì 17 gennaio 2013

“Non si fa così!”


Si lo so che non è stato carino, che così non si fa…
Però cerca di capirmi. Mi dici che stasera passerai a trovarmi, e già questo genera in me l’aspettativa. Mi dici che hai un impegno prima, che appena ti liberi arrivi da me.
Non è una problema, non è la prima volta che ci organizziamo per un dopocena.
Ma le ore passano e l’attesa non fa che aumentare il desiderio. Per quanto io sia in attesa, il suono del citofono mi coglie sempre di sorpresa. Ma stasera il citofono non suona. Dopo un po’ ingannare il tempo diventa difficile. Continuare a pensare a te mi eccita troppo, leggere mi farebbe inevitabilmente scivolare nel sonno.
Devo fare qualcosa, giro per casa, sistemo i libri poi decido di aspettarti a letto, ormai si sono fatte le undici, manca poco. Ogni momento potrebbe essere quello giusto. Ma il momento ancora non arriva, le palpebre diventano pesanti ma il desiderio di te non diminuisce.
La luce che filtra dalla finestra illumina la stanza quanto basta ai miei occhi, ormai abituatisi alla penombra, per distinguere gli oggetti. Lo sguardo va dalla libreria alla sedia, dalla sedia all’armadio e poi torna  indietro. Mi sento come Lo Straniero All’ennesima ripetizione del percorso visivo suona il citofono… eccoti!
Ti apro e ti aspetto nel letto. Sento che apri la porta, la borsa poggiata per terra e la giacca sul divano e sento il rumore dei tuoi tacchi. Incredibile, considerando che non li indossi quasi mai. Giri intorno al letto tastando il materasso indecisa sul dove salire. Trovi un punto dove sederti e inizi a spogliarti e poi vieni a sdraiarti accanto a me. So che hai la capacità di farmi venire subito, e in questo momento è come se l’eccitazione mi abbia destato dal dormiveglia. È il desiderio di te che mi tiene desto, desto ma non lucido. Perché ho deciso di bruciare, in una sola fiammata, calda bollente e impetuosa. La tua mano è sul mio sesso e me lo sfiora come nessuna ha mai fatto. Sono mani d’oro le tue.
La tua carne è fresca e calda allo stesso tempo, la tua bocca tenera.
La mia è una mossa istintiva, so che non potrei resistere ancora. Ti giro e scopro le tue natiche. Il solco di pesca è liscio e profumato. È un attimo, appoggio la punta del pene, la cappella appena, sul tuo buchino. Spingo ed entro di non più di due, tre centimetri ma bastano. Due colpi e ti inondo. Lo sperma cola all’esterno e scorre lungo le natiche fino alle cosce.
“Non si fa così!” mi dici seccata. Hai ragione, non si fa così, ma a volte è bello lasciarsi andare  

2 commenti:

Tigre ha detto...

Forse dovevi pensare a qualcos'altro...
insomma... magari si è scapicollata per venire da te, e tu che fai???

Contro ha detto...

Hai ragione Tiger! Il punto è che in quel momento non ho "pensato". E' stato un istinto primordiale, animalesco, ferino... come una tigre :)