martedì 27 gennaio 2015

La visione della fibra da vicino

Ero perso, ipnotizzato. Mi aggrappavo come un naufrago a un relitto che galleggia sull’oceano. A volte guardi le cose come se non le avessi mai viste prima e ti si presentano così, nella loro luminosa, strabiliante bellezza.
Allargando con le mani i lembi esterni, quella terra di confine dove finisce l’interno cosce e inizia l’oasi del piacere, ammiravo stupito quella rosea meraviglia.
La carne umida vibrava sotto la mia bocca. Irrorata di sangue, gonfia e con le sue mille terminazioni nervose al culmine della ricettività.
E passavo dal clitoride, felicemente eretto, al vestibolo, leccandolo e succhiandolo come se non esistesse domani. Estraendo la lingua fino al massimo possibile, davo profonde pennellate su tutta la fica della tresca che mugolava stesa al mio fianco.
L’origine del mondo, l’origine della vita, la fonte miracolosa era li per placare la mia voglia. Ma più me ne nutrivo, più ne volevo.
Con il suo sesso ancora palpitante e gonfio la tresca si è seduta sopra di me e mi ha incitato a sculacciarla prima di penetrarla ancora.
Con le sue tettone in bocca mi diceva che la facevo sentire una vera maiala.
“E tu chi sei?” mi ha chiesto.

“Io? Il tuo porco”


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